“Ho detto alla prima intervista dopo l’arrivo che secondo me questa non è una gara che si possa vincere da soli, o quantomeno, so che io non potrei. Io ho vinto questa gara insieme e per le persone che mi sono vicine.”
E’ ormai un anno circa che conosco Francesca. Persona minuta, di poche parole, dura. Parole mai lasciate al caso e fatti, tanti, anche quelli pensati, sudati. Francesca corre in montagna, fa i “trail”, gare di ore e dislivelli che forse non avrei voglia di fare nemmeno in auto. LUT, UTMB e circa un mese fà è stata la prima donna a presentarsi a Courmayeur, ha vinto il Tor des Geants. 99 ore di gara per fare 330 km. Una donna con le palle. E con la testa.
Chi sei, da dove vieni e perché ci conosciamo?
Sono Francesca Canepa, vengo da Courmayeur e ci conosciamo perché il tuo “capo” Renato ha deciso di assumerti in qualità di mio fotografo ufficiale. Poi, dopo il tuo primo lavoro con me o su di me, come preferisci, ti abbiamo tenuto perché sei il primo che sia riuscito a farmi apparire guardabile in foto. E così ti abbiamo portato anche in Vibram.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla bici? E l’ultimo?
Il mio primo ricordo legato alla bici è quando una decina di anni fa mi sono messa al ciclismo con un cancello. Il motore c’era, ma mancava tutto il resto, cosa che ha comportato varie cadute con escoriazioni di livello insostenibile dovute a tentativi di bere andando e cose del genere. Non riuscivo a capire come potessero esistere persone in grado addirittura di rispondere al telefono. L’ultimo risale sempre allo stesso periodo, perché la mia parentesi di ciclismo è durata lo spazio di un’estate durante la quale ho fatto senza fatica il Piccolo, il Grande e lo Stelvio. Ma soprattutto il Piccolo, perché, primo sono abitudinaria, e secondo perché era l’unico in cui fosse relativamente semplice farmi venire a prendere per evitare la discesa. Diversamente non sarei qua a risponderti e non ti avrei conosciuto perché sarei morta.

Rap o punk?
Come musica nessuna delle due. Ma proprio dovendo scegliere, vada per il rap perché mi piace già di più come si vestono.
Cosa ne pensi dell’Italia?
Penso che se gli italiani guardassero meno calcio alla televisione e facessero più spesso qualche sport di endurance, forse avremmo meno problemi a tutti i livelli.
C’è qualcosa che cambieresti della tua vita? Sei felice?
Non direi di voler cambiare qualcosa nella mia vita, perché in linea di massima cerco il più possibile di fare cose che mi corrispondono e di evitare quelle che proprio non riuscirei a digerire. Inoltre mi sento abbastanza integrata a livello di personalità, il che comporta che mi sia “affezionata” anche a quelli che qualcuno potrebbe indicare come miei difetti. Felice? Ecco una parola grossa, un concetto che richiede una certa obiettività. E allora posso risponderti che sì, mettendo da parte il mio perfezionismo, se guardo concretamente le cose che contano non ho nulla di cui lamentarmi e potrei sorridere un po’ di più, un po’ più spesso. Poi certo, tutto è perfettibile… e allora credo che con il giusto impegno e la fiducia nel tempo, se mi rifarai questa domanda tra un altro paio di anni, forse portò dirti senza esitazioni di essere FELICE.