bivacco manenti.
Qualche giorno dopo l’inaugurazione del bivacco Duccio Manenti io, Fabien e Marco siamo saliti nella selvaggia Valtournenche per documentare fotograficamente e fisicamente questa nuova costruzione che sorge sulla riva del lago di Balanselmo, nella conca di Cignana. L’anno è il 1968. Millenovecentosessantotto. In Vietnam si continua a combattere. A gennaio è cominciata la Primavera di Praga, a marzo a Valle Giulia i poliziotti picchiano gli studenti, ad aprile l’uomo bianco spara a Martin Luther King e Rudi Dutschke viene gravemente ferito. Arriva poi il Maggio francese e agosto si porta via la Primavera. E i pugni chiusi di Città del Messico, il “potere operaio”, Il Cantico dei Drogati e Sympathy for the Devil. Bonatti continua a collaborare con Epoca e ci invoglia a partire, esplorare, scoprire. Documentare. E allora mi chiedo: chissà quanto durerà questo piccolo bivacco di legno e lamiera, chissà se Kubrick ci ha visto giusto con quel suo film che parla del lontano futuro, chissà se i nostri figli impareranno da quest’anno che quasi sta per finire? Maledettamente fertile. Chissà se ne costruiranno altri di “nidi” come questo, essenziali, magnificamente scomodi, sufficienti a condividere una cena fugace e un paio di bottiglie di vino. O invece i nidi diventeranno voliere, controllate e chiuse a chiave, magari piene di acqua e cibo che serviranno a farci ungere un pò alla volta, pensando che a casa si sta bene in fondo, si sta bene sotto controllo altrui. Tanto la storia è sempre quella, quella con la s minuscola no? Quella del pane e del circo. Poi per viaggiare si può uscire quando fa buio, guardare all’insù con un binocolo e farsi aiutare da qualche fatina verde.
Canon Eos 1n + b/w 250